Un itinerario culturale tra ambiente e paesaggio
Un itinerario culturale è un sistema trasversale la cui condizione necessaria per essere stabilito e mantenuto come tale, senza degenerare nell’insieme dei suoi componenti, è che gli elementi interagiscano (L. Von Bertalanffy, General System Theory, Foundations, Development, Applications, New York,1968).
La trasversalità è posta alla base dell’individuazione di un itinerario culturale perché esso è inteso come “un viaggio geografico attraverso territori che coinvolgono una pluralità di identità locali, evocando un percorso mentale che si basa su specifici valori rappresentativi, significati, aspettative ed esperienze che solo in un’ultima fase appare nella sua veste concreta di prodotto turistico”
(Majdoub Wided, Analysing cultural routes from a multidimentional perspective, in Alma Tourism n 2, pp.29-37, 2010).
Abbiamo visto come dal punto di vista geografico sia realizzabile un itinerario, che potrebbe continuare ben oltre i confini del nostro territorio, ma vorrei ora osservare più da vicino le componenti del patrimonio culturale materiale e immateriale, attraverso l’individuazione degli elementi di continuità, che ne evidenziano i valori.
Esamineremo in primo luogo l’aspetto ambientale e paesaggistico che nel sistema del nostro itinerario culturale riveste particolare rilevanza e costituisce uno dei fondamentali elementi di continuità tra il passato e il presente.
Il territorio dell’antica Volcei corrisponde ad un’area geografica caratterizzata dalla presenza di un sistema montuoso che va dalle ultime propaggini dell’Appennino Lucano ad est ai Monti Picentini ad ovest, dal massiccio del Monte Eremita a nord al complesso dei Monti Alburni a sud. Il territorio, caratterizzato dalla presenza di fenomeni molti carsici, è segnato dai profondi bacini idrografici del sistema torrentizio del Melandro e del Platano-Bianco e dalle strette valli del Tanagro e dell’Alto Sele.
La conformazione orografica ed idrografica del territorio hanno favorito fin dalla preistoria l’affermarsi di un sistema insediativo sparso e fortemente caratterizzato dal collegamento con i corsi d’acqua. Numerosi insediamenti sono stati individuati e, in parte, indagati con scavi archeologici, a partire da siti come la Grotta dello Zachito a Caggiano, l’abitato dell’età del bronzo di Tufariello a Buccino, alle testimonianze di abitato dell’età del ferro di Serra Arenosa, sita nel territorio degli attuali comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, in un variegato contesto di genti e culture diverse, come per esempio, le genti porovenienti dall’area balcanica, portatrici della cultura detta di Cetina, insediatesi in età eneolitica nel villaggio individuato in località Fossa Aimone nel territorio di Atena Lucana.
La stessa rilevanza storica dell’insediamento di Volcei è tutta riassumibile nella sua posizione di controllo sulla bassa valle del Tanagro, della piana del Sele e del golfo pestano e nella sua posizione di cerniera tra l’area tirrenica e quella adriatica.
Nell’area archeologica di S. Stefano a Buccino una fortunata combinazione di tali fattori fece sì che, a partire dal VII sec. a.C., si sviluppasse una compagine sociale stratificata, da cui nacque un’aristocrazia che, alla fine del IV sec. a. C., fondò la città.
Gli elementi ambientali quali la presenza di sorgenti, di terra da coltivare, di pascoli e di boschi sono la base su cui si sviluppa anche in epoca storica un tessuto insediativo pluristratificato collegato alla città antica di Volcei, come testimoniano l’iscrizione catastale della torre del castello di Buccino con la citazione dei numerosi pagi (villaggi) e di proprietà terriere, e le ville di produzione quali quelle scavate in località Vittimose, Pareti e S. Nicola nel territorio di Buccino, Vagni e Limitoni ad Auletta e all’Incoronata di Ricigliano.
Questi insediamenti raccontano di un utilizzo del territorio, non dissimile da quello attuale, basato sull’agricoltura e sulla pastorizia.
La presenza di presse per l’olio nella maggior parte di tali impianti documentano una notevole presenza di culture di uliveti, anche ad alta quota come a Limitoni posta a 680 metri slm, ma non mancano testimonianze di strutture per la lavorazione della lana come le vasche per il lavaggio e lo sbiancaggio della lana grezza, individuate nella villa di Ricigliano.
Allo stesso modo la presenza di iscrizioni romane che ricordano i Dendrofori, cioè coloro che partecipavano alle cerimonie sacre, in onore di Attis e della Magna Mater, in cui venivano portate in processione piante o tronchi d’albero, attestano la rilevanza della cosiddetta economia della selva basata sullo sfruttamento delle risorse disponibili in un territorio cartterizzato dalla presenza di estese superfici boschive.
Agricoltura di qualità, pastorizia e lavorazioni ad essa collegate hanno caratterizzato il nostro territorio nell’antichità e sono state alla base della ricchezza di famiglie, quale quella degli Instei, che raggiunsero il grado di senatori a Roma. Non casuale che oggi il PTR della Regione Campania individui per i nostri territori una vocazione agricola, culturale e turistica.
La tutela di tale preziosa continuità d’uso del territorio dovrà essere connessa ad un porogetto per la creazione di un sistema culturale e turistico, in una visione innovativa del territorio inteso come itinerario che tenda a realizzare una struttura interconnessa del patrimonio ambientale e paesaggistico in cui si rinunci ad una valorizzazione puntuale di un singolo bene a favore della creazione di una rete di beni che ricostruiscano l’identità del territorio, raccontandone la storia attraverso le vicende del rapporto uomo e ambiente, tra le dinamiche di cambiamento e le persistenze fisiche(monumenti) e spirituali (idee).
Adele Lagi
Adele Lagi