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Anna Morandi Manzolini: un’artista al servizio della medicina

Anna Morandi Manzolini è nata a Bologna il 21 gennaio 1714 da una famiglia benestante, le fu
concesso per questo di studiare disegno e scultura. Il suo destino poteva essere simile a quello di
tutte le donne della sua epoca e del suo rango:

L’anatomista e scultrice Anna Morandi Manzolini da un disegno di Cesare Bettini

sposa fedele e madre devota. Ma le cose non andarono proprio così. Nel 1740 sposò Giovanni Manzolini che aveva conosciuto giovanissima
mentre si dedicava agli studi di scultura. Giovanni, diplomatosi in anatomia all’Università di Bologna,
divenne professore della stessa disciplina, presso l’Accademia di Bologna. Benché fosse assorbita da molti impegni familiari, ebbero molti figli, due soli dei quali raggiunsero l’età adulta, Anna iniziò adaiutare suo marito  durante le dissezioni e la fabbrica di modelli anatomici. Spesso Giovanni era preso da crisi depressive che rallentavano la sua attività e Anna doveva sostenerlo affinché terminasse per tempo le consegne che gli erano state affidate.Nella seconda metà del Seicento, un abbate siciliano,  Gaetano Giulio Zumbo, aveva inventato la ceroplastica anatomica, una tecnica che permetteva di realizzare in cera colorata le parti del corpo
umano. Questi modelli anatomici in cera furono all’epoca un progresso tecnologico molto importante: permettevano di osservare e studiare il corpo umano senza utilizzare un cadavere vero.
Infatti, a quei tempi, i cadaveri erano difficili da trovare, difficilissimi da conservare e potevanoanche trasmettere malattie e infezioni mortali. Intorno al 1730, un po’ di anni dopo la morte dell’abate Gaetano Giulio Zumbo, un gruppo di anatomisti e artisti bolognesi, finanziati dal papa Benedetto XIV Lambertini, decise di utilizzare l’invenzione di Zumbo per realizzare una collezione esaustiva di tutte le parti del corpo umano riprodotte in cera, in modo da rendere superfluo il ricorso a cadaveri veri. Di questo gruppo faceva parte Giovanni Manzolini e la sua sposa Anna.
Questo gruppo riuscì a realizzare la prima collezione di modelli anatomici della storia che è possibile oggi ammirare al Museo della Specola di Palazzo Poggi, il museo delle Scienze di Bologna.
L’impresa degli artisti bolognesi ebbe subito un notevole successo internazionale, al punto che tutte
le corti e le università di medicina d’Europa vollero imitarli nei due secoli a venire.
D’improvviso, intorno al 1755, la salute fisica e mentale di Giovanni precipitò: fu colto da una profonda depressione e morì di tubercolosi. Anna si ritrovò in poco tempo vedova, sola e con una famiglia da sostenere. Decise di continuare l’attività del marito e chiese all’Accademia di Bologna di riprendere i corsi tenuti da Giovanni. Le fu concessa questa possibilità e Anna diventò così l’anatomista più importante di Bologna. Continuò con passione questo lavoro reinterpretandolo alla luce del suo talento artistico. Fu la prima donna ad affermarsi in questo campo e i suoi lavori furono molto ammirati per la loro esattezza e raffinatezza.
Anna era l’unica donna che lavorava in un contesto che fino a quel momento aveva visto solo l’impegno di uomini, fu anche criticata da alcuni suoi colleghi, ma riuscì sempre a smentirli e persino a correggere gli errori dei suoi detrattori.
L’ammirazione dei visitatori del Grand Tour, giovani ricchi dell’aristocrazia europea che venivano a studiare in Italia, contribuì a confermare il suo successo anche in campo internazionale. Nel 1769,
Anna ebbe l’onore di ricevere la visita dell’Imperatore d’Austria Giuseppe II. Quest’ultimo fu così
impressionato dalle sue opere che volle fondare al suo ritorno a Vienna una collezione di cere anatomiche. Anna fu invitata anche alla corte dell’Imperatrice Caterina II di Russia, ma scelse di non lasciare mai Bologna e la sua famiglia.
Il successo di Anna è tanto più sorprendente se si tiene presente che la pratica dell’anatomia era un mestiere duro e strettamente riservato agli uomini. Le uniche donne che in qualche modo si occupavano di medicina erano le così dette levatrici, che assistevano le donne durante il parto. E le levatrici non ricevevano una formazione professionale sull’anatomia umana, la loro attività si fondava solo sull’esperienza tramandata spesso da madre a figlia.

Questa era certamente una delle ragioni dell’altissima mortalità legata alle gravidanze e ai parti a quei tempi. Le malattie legate alla sfera femminile erano poco studiate e sorprende che la maggior parte delle cere anatomiche rappresentavano donne. L’anatomia femminile suscitava molte discussioni nel Settecento.

               Mani che illustrano il senso del tatto   Bologna, Museo della Specola Palazzo Poggi

Il corpo dell’uomo era considerato vigoroso, attivo, muscoloso, il corpo femminile era descritto come molle, passivo, difettoso. Il solo scopo del corpo femminile era sedurre l’uomo e garantire gravidanze. Le donne erano considerate isteriche, infantili, nervose. Gli uomini, invece, erano descritti come volenterosi, vigorosi, razionali. Queste concezioni si riflettono nei modelli anatomici dell’epoca, in particolar modo nella serie
detta delle “Veneri anatomiche” raffiguranti giovani donne, belle, languide, distese su cuscini di seta. Nei modelli anatomici maschili si possono osservare muscoli e ossa, in quelli femminili una pelle perfetta, intatta, estetica, seducente sembra eliminare ogni traccia di altri elementi. Tutti i modelli femminili hanno un tratto in comune: portano tutti un feto in grembo, emblema della sola funzione del corpo femminile: la riproduzione.

“Autoritratto”, Museo di Palazzo Poggi, Università di Bologna

“Ritratto di Giovanni Manzolini”, Museo di Palazzo Poggi, Università di Bologna

Nel 1769, trovandosi in condizioni disagiate a seguito di una malattia, vendette la sua collezione di preparazioni anatomiche, strumenti e libri al Senatore Girolamo Ranuzzi che le offrì, oltre alle 12.000 lire pattuite, anche un assegno mensile ed un appartamento nel suo palazzo.
Dopo la morte, l’Istituto delle Scienze di Bologna comprò dal Senatore l’intera raccolta che contribuì ad incrementare il prestigio del Museo Anatomico.
Anna ha raffigurato sé stessa ed il marito in due busti di cera a dimensioni naturali, entrambi nell’atto di dissezionare degli organi a quei tempi considerati proibiti: lei un cervello, lui un cuore.
Pare che lei fosse la più brava dei due e astutamente ha voluto sottolinearlo invertendo gli organi
solitamente associati ai generi.
Ad Anna è dedicato il cratere Manzolini, sulla superficie di Venere.

Ernesta De Masi

 

Ernesta De Masi

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