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La violenza dilagante nello Stato di El Salvador tra XX e XXI secolo

Lo Stato di El Salvador è situato nell’America Centrale e confina a Est e a Nord con l’Honduras e a Ovest con il Guatemala, mentre a Sud è bagnato dall’Oceano Pacifico.

Il Salvador risulta tra i paesi a maggiore densità abitativa dell’America istmica. Il suo incremento demografico  è stato di grandi proporzioni ed è scaturito, in special modo, dal tipo di conformazione geofisica dello Stato. Inoltre, in tale nazione risulta in aumento anche il processo di inurbamento, che ha condotto la popolazione urbana a costituire il 61% di quella totale. Nel corso degli anni ’80 del Novecento, il Paese è stato attraversato da feroci conflitti che hanno dato luogo a consistenti fenomeni migratori, con elevati flussi di rifugiati che si sono diretti verso gli Stati Uniti e verso gli altri paesi confinanti.

La violenza nel Salvador, purtroppo, ha rappresentato sempre una costante ineliminabile e nonostante i molteplici tentativi di carattere repressivo per contenere i fenomeni devianti, le bande rivali, spesso, con la complicità di potentati locali e nazionali, hanno imperversato per le piazze e le strade delle principali città salvadoregne, dominandole. San Salvador rappresenta una delle città più violente del mondo e con il maggior tasso di omicidi.

A tal proposito, va ricordato uno degli episodi criminali più significativi che ha interessato lo Stato del Salvador: l’assassinio di carattere politico-militare dell’arcivescovo della capitale San Salvador, Óscar Arnulfo Romero y Galdámez, avvenuto il 24 marzo 1980, nel corso della celebrazione della messa, ad opera dell’alto prelato, nella cappella di un ospedale cittadino: l’esecutore materiale fu un killer degli squadroni paramilitari della morte, assoldato dal Governo dittatoriale salvadoregno, andato al potere con un golpe, nel 1979. L’arcivescovo Romero, che aveva dedicato la sua esistenza in favore dei poveri e degli oppressi, finì nel mirino di segmenti della stessa Chiesa Cattolica latino-americana, che erano ultraconservatori, ma ricevette il sostegno incondizionato da parte della Chiesa di Roma e del suo Pontefice Giovanni Paolo II.

In queste crepe della Chiesa Cattolica sudamericana si inserì la parte più retrograda e aggressiva della giunta militare del Salvador, sostenuta anche da “poteri forti” di carattere extraterritoriale: ci si trovava nel periodo della “guerra fredda”, e gli equilibri politici, economici e sociali erano connessi a logiche fortemente divisive, frutto di contrapposizioni in differenti blocchi.

El Salvador è stato sconvolto da una sanguinosa guerra civile, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del XX secolo e su tali avvenimenti, il grande regista statunitense Oliver Stone ha girato, nel 1986, un film intitolato Salvador, molto acclamato dalla critica e che conseguì importanti premi cinematografici.

Tuttora, lo Stato di El Salvador è attraversato da episodi di violenza e di criminalità organizzata che hanno provocato tantissime vittime e hanno indotto il suo Presidente Naib Bukele a dichiarare alle gang salvadoregne una guerra aperta, a partire dal mese di marzo 2022. Nella giornata del 23 novembre 2022, il Presidente Bukele ha annunciato che avrebbe circondato le città del suo Stato, per arrestare i componenti delle gang criminali, dopodiché lo statista salvadoregno ha fatto circondare la città di Soyapango da diecimila soldati armati di tutto punto. Soyapango, che conta 290.000 abitanti e dista poco più di 13 chilometri dalla capitale San Salvador, costituisce uno dei centri maggiori dello Stato di El Salvador ed è definita la “città delle gang”.

La decisione del Presidente Bukele è scaturita dal massiccio incremento di episodi di violenza, che hanno attraversato le città salvadoregne negli ultimi mesi e, in particolar modo, la città di Soypango: Bukele ha decretato lo “stato di emergenza” per 30 giorni ed ha fatto arrestare in tre giorni, circa 1.400 persone. Nel corso dell’operazione dell’esercito sono state arrestate 12 persone legate alle gang locali.

Gli avvenimenti criminosi che hanno attraversato El Salvador negli ultimi 50 anni e che hanno devastato il suo tessuto sociale, economico, politico e culturale, e che attualmente continuano ad interessare il paese centroamericano, mettono esplicitamente in evidenza i fenomeni corruttivi che hanno caratterizzato i vari Governi, che si sono succeduti nel corso degli anni, e che hanno ignorato per troppo tempo le esigenze e le legittime rivendicazioni della gente comune del Salvador, vessata, nel corso di decenni, da prepotenze e soprusi di ogni tipo, ad opera dei componenti delle gang, di militari e di politici corrotti, in una nazione dove, ancora oggi, vige “la legge del più forte”.

Simona Di Lucia.

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