La geopolitica del conflitto tra Russia e Ucraina
Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina non è iniziato all’indomani dell’operazione militare speciale russa, cominciata il 24 febbraio del 2022, ma rappresenta il risultato di un’escalation di situazioni di crisi e di tensioni che hanno avuto inizio sin dal febbraio 2014.
La natura dei conflitti è cambiata nel corso dei secoli: oggi, si è in presenza di una guerra post-moderna che si differenzia dai conflitti precedenti. Una delle “nuove regole” utilizzate dagli Stati è costituita dalla diffusione del terrore e della paura: regole coadiuvate dalla commissione di crimini di guerra che si pongono nell’ottica della violazione dei diritti umani, fino al coinvolgimento nelle operazioni belliche della popolazione e delle infrastrutture civili.
La guerra, accompagnata da queste efferatezze e violenze, quando giunge al termine lascia sempre strascichi terrificanti e agghiaccianti nei corpi e nelle menti degli esseri umani: non ci sono ragioni che possono giustificare i crimini di guerra.
I conflitti, nel tempo, hanno subito un’evoluzione, a causa del progresso tecnologico che ha reso ancora più letali le armi utilizzate. Attualmente, le nazioni belligeranti usano armi tecnologiche, chimiche, sonore o ultrasoniche (USW), oltre che missili ipersonici. Naturalmente, attraverso la messa in scena, sul “teatro di guerra”, di armi non convenzionali (come le bombe a grappolo o come quelle termobariche), gli Stati si propongono di sfruttare a scopo distruttivo sostanze diverse che risultano maggiormente devastanti, rispetto agli abituali esplosivi; le armi non convenzionali, utilizzate anche nell’attuale conflitto russo-ucraino, generano energia mediante reazione chimica, colpendo in modo indiscriminato militari e civili.
Le armi di distruzione di massa sono state denominate con diverse sigle, correggendole di volta in volta che venivano realizzati nuovi ordigni, fino ad arrivare all’attuale CBRN (Chemical Biological Radiological Nuclear), sezionato in quattro tipologie di armi: a) armi chimiche; b) armi biologiche o batteriologiche; c) armi radiologiche; d) armi nucleari.
Oltre ad avere conseguenze disastrose per le parti in conflitto e per gli stessi civili, tali armi possono cambiare gli assetti politici, economici e sociali delle varie aree geopolitiche del pianeta. Per questi motivi, le armi in oggetto sono state vietate da specifiche leggi internazionali, emanate di comune accordo dalle superpotenze mondiali. Il 28 aprile 2004, l’ONU ha riconosciuto questo tipo di armi, in modo ufficiale, come una minaccia per la pace e la sicurezza, esortando gli Stati a vietare ogni loro diffusione.
Anche la propaganda bellica gioca un ruolo decisivo sugli scacchieri nazionali e sovranazionali: l’aspetto mediatico, nello scenario geopolitico contemporaneo, è di cruciale importanza. La presenza dei media nelle diverse operazioni militari, sparpagliate nei vari continenti, sembra narrare una realtà parallela, rispetto a quella abitata e vissuta dai protagonisti di quei conflitti.
In quest’epoca globalizzata, le guerre, nelle varie parti del pianeta, non sono affatto sparite: i parallelismi e le similitudini tra l’attuale conflitto ucraino-russo ed i conflitti del recente passato nei Balcani (tra gli Stati della ex-Jugoslavia), e in Medio Oriente (tra Iran ed Iraq) sono evidenti. Tali conflitti hanno condotto a vere e proprie catastrofi umanitarie, portando alla morte di moltissime persone e sradicando interi popoli dalle proprie terre d’origine.
Il conflitto russo-ucraino che si è venuto imponendo, strada facendo, come una tragedia sociale ed economica per decine di migliaia di persone sta conducendo, purtroppo, a rotture insanabili tra diversi popoli ed etnie.
A tal proposito, risulta indicativa una massima inserita nel testo millenario “L’arte della guerra”, il più antico manuale di strategia militare della storia: «La guerra è come il fuoco e, se non viene fermata, consumerà se stessa[1]».
[1] Cfr. S. Tzu, L’arte della guerra (a cura di Thomas Cleary), Ubaldini Editore, Roma, 1999, p. 58.
Simona Di Lucia.
Sempre sintetica ed esplicativa , anche se non vorremo parlare mai di guerra.