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Finalmente professioniste


Svolta storica per il calcio femminile italiano
A seguito di un lungo dibattito, spinto anche dai risultati e dalla crescita sensibile che il movimento calcistico femminile ha saputo esprimere nel corso di questi anni, la Federazione Italiana Gioco Calcio in data 26 aprile ha finalmente garantito piena equiparazione di status fra calciatori e calciatrici.

Occorre, però, chiarire subito un aspetto: lo status di professioniste non garantisce alle nostre atlete lo stesso riconoscimento economico dei colleghi maschi – cosa che le calciatrici, fra l’altro, non hanno mai chiesto, nella consapevolezza delle diversità strutturali dei due sistemi economici che stanno alla base- ma introduce lo stesso sistema di garanzie e tutele. Tali tutele si sostanziano nell’introduzione di un contratto collettivo che le garantisce in caso di malattia e maternità, due aspetti che nel sistema precedente non erano contemplati.

Le calciatrici di serie A – anche quelle dei club più blasonati, come la Juventus – pur dovendo di fatto vivere da professioniste (ritiri, allenamenti, trasferte internazionali) stipulavano i rispettivi contratti da dilettanti, non ricevendo nemmeno i contributi previdenziali. Appare allora evidente il passo in avanti decisivo che si è realizzato con la riforma a lungo tanto invocata: finalmente le atlete possono svolgere la propria professione con la sicurezza delle tutele minime garantite. La riforma appena approvata prevede, inoltre, la riorganizzazione del massimo campionato nazionale in due gironi, al fine di alzare il livello tecnico-agonistico per favorire la crescita delle nostre squadre e portarle a livello di quelle europee.

Proprio in questa stagione, la Juventus Woman ha stupito la critica raggiungendo i quarti di finale di Champions League, segno di un miglioramento tangibile della squadra che deve fare da traino per l’intero movimento. Tuttavia la strada da percorrere è ancora molto lunga, sia per le neo professioniste sia per il calcio femminile di base. In altre esperienze europee ( per non parlare del calcio femminile negli Stati Uniti) sono state dedicate maggiori attenzione e risorse e i risultati sono incoraggianti, anche per la grande risposta del pubblico. Ha fatto scalpore la notizia sul numero di spettatori presenti per Barcellona – Wolfsburg, gara di andata delle semifinali di Champions League: oltre 91.000, a testimoniare la consolidata realtà del calcio femminile in Spagna.

L’impegno delle squadra “storiche” del nostro calcio potrebbe favorire la diffusione del calcio femminile anche nel grande pubblico italiano, educando i tifosi a seguire e sostenere la “maglia” senza distinguo in ordine al sesso dell’atleta che la indossa.

Francesco Di Tommaso

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