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Le maschere social di Luigi Pirandello

 

Tra gli esami universitari sostenuti fino a questo momento  mi ha particolarmente colpito “Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea”. Devo constatare che, a fronte degli intensi mesi volti alla preparazione, ho avuto la fortuna di imbattermi in autori dotati di un’intelligenza sopraffina e capacità di trattare nei rispettivi romanzi temi straordinariamente originali, attuali e quindi facilmente riscontrabili ai giorni d’oggi.

Diversi autori mi hanno fatto aprire  gli occhi, hanno indirizzato ed incrementato ulteriormente la mia passione verso il mondo della lettura: come non dimenticare “La Luna e I Falo'”di Cesare Pavese , il fantastico “Gattopardo” di Tomasi Di Lampedusa, “La Coscienza di Zeno” di Italo Svevo, e molti altri ancora. C’è un autore in particolare, tuttavia, che non può non meritare il monopolio in una sorta di classifica stilata dal sottoscritto:Luigi Pirandello.

Quando citiamo questo nome il tema che risulta spontaneo affiancargli è quello inerente alle maschere, all’essere e all’apparire. Proprio nei suoi due romanzi più celebri, “Il Fu Mattia Pascal” e “Uno, Nessuno e Centomila” le maschere rappresentano il nocciolo, il nucleo centrale, e non soltanto delle centinaia di pagine dei due libri, ma  anche della vita stessa, della società in cui viviamo. In effetti lo stesso Pirandello ci aveva visto lungo se consideriamo che a distanza di più di un secolo questo tema risulta essere ancora attualissimo. Chi siamo realmente? Come appariamo agli altri? La nostra apparente personalità corrisponde con quella reale? Ciò che sostiene Pirandello denota pessimismo ma è assolutamente veritiero. Nella vita di tutti i giorni assumiamo o ci vengono addossate tante personalità diverse(o appunto maschere) a seconda delle persone che frequentiamo e dei contesti in cui ci imbattiamo senza che nessuna di questa corrisponda alla nostra. Siamo destinati sostanzialmente all’incomprensione, vendendo il nostro “io”, senza mai arrivare a comprenderlo fino in fondo, per delle convenzioni sociali che ci tengono incatenati e in cui siamo costretti a vivere. Inoltre, l’ascesa di social come Instagram, Facebook, Tik Tok ha contribuito a rendere l’immagine di noi stessi ancora più offuscata e potenzialmente più distorta, facendoci apparire, talvolta, esattamente l’opposto di ciò che siamo. Tutti questi elementi, uniti ai pregiudizi, alle sciocche voci di popolo, all’inganno esercitato dalle apparenze di tutti i giorni fanno sì che spesso si vengano a creare situazioni di sofferenza, sconforto e, spesso, pazzia(il triste epilogo di molti personaggi pirandelliani).

Concludo questa riflessione senza cercare di estrapolare una morale a tutto ciò, molto probabilmente anche perché una morale non c’è, ma ci tengo a riportare una delle numerose perle di saggezza del mitico autore siciliano che riassume emblematicamente quanto detto:

Prima di giudicare la mia vita
o il mio carattere mettiti le mie scarpe,
percorri il cammino che ho percorso io.
Vivi il mio dolore, i miei dubbi,
le mie risate.
Vivi gli anni che ho vissuto io
e cadi là dove sono caduto io
e rialzati come ho fatto io.
Ognuno ha la propria storia,
e solo allora mi potrai
giudicare.

Raffaele Pio Marrone

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