Il coraggio delle donne combattenti
La “Giornata internazionale dei diritti delle donne”, nota anche come “Festa della donna”, che ricorre simbolicamente l’8 marzo, da un lato vuole celebrare le conquiste socio-politico-economiche della donna, dall’altro vuole ricordare le violenze e le discriminazioni che le donne hanno dovuto subire e che ancora subiscono, in ogni parte del mondo.
Nonostante l’art. 3 della nostra Carta Costituzionale sancisca l’uguaglianza dei cittadini, nella quotidianità ancora troppe persone sono oppresse e trattate in modo diverso, a causa del proprio gender.
Molte donne sono spesso vittime di abusi e di violenze, dopodiché ci sono altre donne che lottano battaglie pacifiche per la libertà e l’emancipazione femminile, ed altre che imbracciano fucili o mitragliatrici e combattono in prima linea, cercando di abbattere quell’antico stereotipo di genere che vede “l’arte della guerra” appartenere esclusivamente agli uomini.
La cultura patriarcale ha da sempre relegato il ruolo della donna a quello di moglie, madre, casalinga: oggi, in molte parti del mondo, come ad esempio in Corea del Nord, Israele, Eritrea, le donne ricoprono posizioni e ruoli significativi all’interno delle gerarchie militari: ruoli di combattimento sul campo, ma anche posizioni militari apicali.
Le donne, in genere, sono reclutate per “conflitti asimmetrici e non convenzionali”, quindi, si trovano a combattere in situazioni di guerriglia, di carattere terroristico o di matrice radicalista. Anche in Afghanistan, Siria, Iraq, Kurdistan, le donne rispondono all’appello della guerra civile e tra le fila dell’Islamic State, ci sono molte soldatesse che combattono con il velo.
Inoltre, non mancano situazioni di guerra, in cui le donne sono costrette a “rimboccarsi le maniche” ed affrontare “operazioni di resistenza”, come nella fattispecie del conflitto che si sta combattendo tra Ucraina e Russia. Mogli, madri, figlie, combattenti e profughe: sottolineiamo la forza e il coraggio delle donne ucraine, che hanno dovuto abbandonare le proprie case, lasciare la propria terra ed il proprio Paese. Molte delle donne rimaste in Patria, preparano bombe molotov per difendersi dall’attacco russo. Queste donne sono il simbolo della forza e della determinazione che una donna può avere nell’affrontare situazioni difficili ed impreviste.
Non bisogna restare indifferenti ed immobili, rispetto a tutte quelle situazioni di vita dietro alle quali vi sono tante donne costrette a fare i conti con la violenza, con la sopraffazione, con la persecuzione, con la guerra, ma che trovano ogni giorno la forza di lottare, contro la perdita di umanità e di valori: principi che sembrano non appartenere al mondo contemporaneo.
C’è una poesia emblematica di Nazim Hikmet, un poeta turco del ‘900, che recita:
“Nasceranno da noi uomini migliori.
La generazione che dovrà venire sarà migliore di chi è nato dalla terra, dal ferro e dal fuoco.
Senza paura e senza troppo riflettere
i nostri nipoti si daranno la mano e rimirando le stelle del cielo diranno:
«Com’è bella la vita!»”
Simona Di Lucia.
Violenza, sopraffazione, persecuzione oggi, più di ieri interessano la maggior parte delle persone, tanto per l’ uomo quanto per la donna. Le persone possono subire violenze fisica e verbale scaturita attraverso furberie, falsità, menzogne quasi sempre con complicità scelte ad arte .Lo scopo é sempre lo stesso imporsi attraverso la sopraffazione, l’emarginazione dell’altro., metterlo all’angolo. Questi comportamenti attengono all’indole, agli insegnamenti ricevuti, alle scelte personali, ma spesso dipendono da alterazioni della personalità o da disturbi mentali sempre più diffusi come il narcisismo , fino al narcisismo maligno paurosamente in crescita, lLegocentrismo sempre più spinto, la vanità incoraggiata dal consumismo, interessano sempre più persone che violentano quelle che fa si ispirano ai valori di correttezza, di rispetto del prossimo e del pensiero altrui, persone, che vengono puntualmente ed inevitabilmente sottomesse. Le armi di cui ho detto, una volta appannaggio quasi sempre degli uomini, oggi sono in possesso anche delle donne che spesso commettono gli errori che hanno sempre commesso gli uomini. Occorre dire con chiarezza che certi comportamenti afferiscono senza dubbio alla violenza alla sopraffazione ai soprusi, alla persecuzione. Denunciare apertamente in presenza del violento che il suo comportamento é ascrivibile alla prepotenza, alla violenza, alla mancanza di rispetto, denunciare davanti a tutti tanto nell’ambiente lavorativo che in quello familiare o nei rapporti in generale e non far finta di non sapere o di non vedere. L’ omertà é complicità.Il silenzio é omossione.Il.Non essere solidale con l’aggredito é vigliaccheria.
Splendida poesia, che si possa avverare. Grazie.