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La felicità non è fatta di attimi ma è matematica

La felicità non è fatta di attimi: è il prodotto di una scelta lungimirante fatta pensando alla comunità e al futuro. In questa direzione vanno l’attuale ricerca statistica e politica di indicatori del benessere.

Attualmente il Prodotto Interno Lordo (PIL) è lo strumento utilizzato per misurare l’andamento dell’economia di un Paese e per confrontare lo sviluppo economico di due o più Stati. Negli ultimi decenni sono stati messi in evidenza i limiti del PIL come misura complessiva del benessere di una nazione, evidenziando come in alcuni casi la crescita economica non sia necessariamente sinonimo di miglioramento del benessere e si sono affermati studi volti a sviluppare sistemi alternativi di misurazione del benessere, con l’obiettivo di fornire strumenti ai decisori politici per affrontare i problemi delle nostre attualità sociali.

Era il 1968 quando Robert Kennedy tenne il suo discorso sul Prodotto Interno Lordo affermando: «Il Pil misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.» Era l’anno delle prime rivolte operaie, dell’assassinio a Memphis di Martin Luther King e dell’istituzione, da parte della Banca di Svezia, del premio Nobel per l’Economia.

Da quel lontano 1968 molti studi sono stati condotti e sono state introdotte importanti iniziative a livello economico e politico.  Di seguito è fornito un elenco sintetico di quanto è stato fatto a livello mondiale ed europeo per la costruzione di indicatori del benessere e del progresso.

È doveroso ricordare il primo Forum mondiale dell’Ocse su “Statistica, Conoscenza e Politica” tenutosi a Palermo nell’ottobre 2004 alla presenza di 500 persone provenienti da oltre 40 paesi, con 11.000 contatti su Internet organizzato dal nostro Enrico Giovannini in cui si discusse ampiamente sulla necessità della ricerca di indicatori del progresso. Nel 2007 l’OCSE ha avviato, con l’obiettivo di creare nuovi indicatori, il progetto Global Project on Mesuring the Progress of Societies”, tra i promotori anche Enrico Giovannini, allora responsabile statistico dell’OCSE.

Il Forum di Istanbul del 2007, organizzato dall’OCSE, ha riunito un gruppo eterogeneo di leader provenienti da oltre 130 paesi per discutere i temi della ricerca di indicatori del progresso e del benessere. Il Forum si è concluso con la pubblicazione degli atti e con la Dichiarazione di Istambul. Dopo l’evento di Istanbul, a ottobre 2007 si tenne la Conferenza “Beyond Gdp” al Parlamento europeo, organizzata da Commissione europea, Ocse, WWF, Club di Roma, che portò al centro del dibattito europeo i risultati del Forum di Istanbul. A valle di questa iniziativa, nell’agosto 2009 la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione sul tema rivolta ai Governi e ai Parlamenti “GDP and beyond. Measuring progress in a changing world” invitando le istituzioni ad assumersi impegni da realizzare entro il 2012. Ai primi di settembre del 2009 l’Ocse pubblicò il suo framework per la misura del progresso, mentre nella seconda settimana di settembre la Commissione Stiglitz presentò il suo rapporto ed a fine settembre il G20 di Pittsburgh riconobbe l’importanza di misurare indicatori del progresso. Infine, a ottobre 2009 si tenne il terzo Forum mondiale dell’Ocse. In quattro mesi, quindi, furono organizzati vari eventi di comunicazione globale, i quali, come afferma Giovannini, “hanno infranto il muro della comunicazione”, focalizzando l’attenzione mondiale sulla discussione dell’importantissimo tema.

Elenchiamo ora alcuni degli indici più rilevanti.

Uno degli indici più noti è lo Human Development Index (HDI), o Indice di Sviluppo Umano, costruito nel 1990 dall’UNDP (United Nations Development Programme). Sono prese in considerazione tre dimensioni: una vita lunga e sana, essere informati e avere uno standard di vita decente. Ogni indicatore viene espresso con un valore compreso tra 0 ed 1. I tre indicatori vengono poi aggregati, ognuno con lo stesso peso, in un unico Indice di Sviluppo Umano.

Ogni anno l’UNDP pubblica un rapporto contenente statistiche e classifiche delle nazioni di tutto il mondo relativamente alle tre dimensioni del benessere sopra elencate. Le nazioni possono raggiungere livelli di sviluppo umano descritti nel seguente modo:

  • tra 0 e 0,5: basso
  • tra 0,5 e 0,8: medio
  • tra 0,8 e 0,9: alto
  • sopra 0,9: molto alto

La Fig. 1 è tratta dal rapporto relativo all’anno 2021.

Figura 1 Situazione nel mondo nell’ anno 2021 dell’Indice di Sviluppo (fonte rapporto UNDP).

I media hanno molto parlato dell’esperienza del Bhutan, piccola nazione sulla catena dell’Himalaya, promossa dal re Jigme Singye Wangchuck IV: già dal 1972 il re ha introdotto come indicatore di progresso “la felicità nazionale lorda”, dichiarandolo più importante del PIL. Il Bhutan calcola attualmente la Felicità Interna Lorda (GNH Gross National Happiness). L’indicatore fonda la sua costruzione su quattro pilastri: buon governo, sviluppo socioeconomico sostenibile, conservazione culturale e conservazione ambientale. I quattro pilastri individuano 33 indicatori che misurano nove domini (Fig. 2): benessere psicologico, salute, formazione scolastica, uso del tempo, diversità culturale e resilienza, buon governo, vitalità della comunità, diversità ecologica e resilienza, e standard di vita. Il valore del GNH va da 0 a 1: il valore più alto rappresenta maggiore benessere e felicità. L’indice è calcolato periodicamente con censimenti nei venti distretti, i dzongkhag, che costituiscono il Buthan. Questo indice è stato inserito come obiettivo del governo nella Costituzione del Bhutan emanata il 18 luglio 2008 e guida i decisori politici per indirizzare le politiche nazionali. Ogni anno è pubblicato un report: in quello del 2022 si legge che l’indice GNH 2022, con un valore di 0,781, riflette un tasso di crescita del 3,3% rispetto all’indice GNH 2015 di 0,756. L’incremento del GNH nel periodo tra il 2015 e il 2022, come si legge nel report, è dovuto principalmente a miglioramenti in termini di alloggi, reddito, istruzione, servizi e alfabetizzazione, ma anche a emozioni positive, che sono aumentate nonostante la pandemia.

L’esperienza del Bhutan ha fatto scuola. Nel 2011, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 65/309: “Felicità: verso un approccio olistico allo sviluppo”, esortando i paesi membri a seguire l’esempio del Bhutan.

Figura 2 I 9 domini ei 33 indicatori dell’Indice GNH (Fonte: Ura et al. 2012)

Nel 2012, il primo ministro del Bhutan Jigme Thinley e il segretario generale Ban Ki-Moon delle Nazioni Unite hanno convocato l’High Level Meeting: “Benessere e felicità: definizione di un nuovo paradigma economico per incoraggiare la diffusione della filosofia GNH del Bhutan”. Durante l’incontro è stato pubblicato il primo World Happiness Report (WHR). Nel 2022, in occasione del decimo anniversario di quell’evento, nel capitolo iniziale del WHR 2022, i fondatori di WHR affermano: “1. La vera misura del progresso è la felicità delle persone. 2. Ora possiamo misurare in modo affidabile tale felicità. 3. Abbiamo una notevole comprensione di come aumentare la felicità.” E ancora “è ora possibile per i responsabili politici fare della felicità delle persone l’obiettivo delle loro politiche”.

Figura 3 Classifica “Indice della felicità2022”, i punteggi nazionali si basano su un sondaggio in cui gli intervistati valutano la qualità della loro vita attuale su una scala da 0 a 10.

Il WHR 2022 traccia anche le tendenze nell’uso delle misure di benessere nelle politiche pubbliche. L’UE pubblica anche un “Indice di felicità”: la fig. 3 mostra i risultati per il 2022.

Ci sono attualmente anche tentativi di monetizzare la scala della felicità. WHR 2022 riporta che una variazione di un punto nella scala di soddisfazione della vita equivale a circa £ 13.000 (valori 2019) di reddito extra (con un intervallo da £ 10.000 a £ 16.000). In altre parole, una persona media spenderebbe circa £ 13.000 per aumentare la propria soddisfazione di vita di un punto su una scala di dieci punti.

Quasi tutti i paesi membri dell’OCSE ora misurano la felicità della loro gente attraverso un Better Life Inde. È uno strumento web interattivo creato per coinvolgere le persone nel dibattito sul benessere: chiunque può “costruire” il proprio set di indicatori del benessere e verificare la situazione del Paese in cui vive. Basta dare un voto a ciascuno degli undici parametri che, secondo l’OCSE, determinano il benessere di una società: relazioni sociali, istruzione, ambiente, impegno civile, salute, abitazione, reddito, lavoro, soddisfazione di vita, sicurezza e equilibrio lavoro-vita privata.

L’ISTAT in Italia costruisce il set di indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile).

Perché l’ISTAT e il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e Lavoro), che hanno promosso e sviluppato il progetto BES hanno scelto questo titolo per il loro lavoro? Il termine “Benessere” evidenzia che si tratta di un’analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini. Gli aggettivi “Equo” e “Sostenibile” sono stati scelti perché il progetto è fondato sulla dimensione dell’equità in termini di distribuzione delle determinanti del benessere e sulla sostenibilità come garanzia che dello stesso benessere possano avvalersi anche le generazioni future.

Il BES prevede 12 domini per la misura del benessere: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi. Ciascun dominio è illustrato da indicatori: 152 indicatori in tutto, un numero variabile tra 10 e 15 per ogni dominio. Gli indicatori sono disaggregati a livello territoriale e per gruppi sociali, in modo da osservarne la distribuzione e rilevare la presenza di significative disuguaglianze. Le fonti utilizzate per la realizzazione del BES integrano informazioni provenienti da fonti statistiche e amministrative.

Nel 2013, l’ISTAT e il CNEL hanno pubblicato il primo rapporto BES ( https://www.istat.it/it/benessere-e-sostenibilità/la-misurazione-del-benessere-(bes)/gli-indicatori-del-bes ). Tale rapporto è stato l’esito di un percorso di due anni di consultazioni con associazioni di categoria, sindacati, terzo settore, esperti, consultazioni online, blog, incontri territoriali e indagini della statistica ufficiale. Il metodo partecipato costituisce un’esperienza all’avanguardia anche a livello internazionale: la Fig. 4 mostra il processo deliberativo alla base della produzione del primo rapporto ISTAT- CNEL.

Ogni anno, sul sito dell’ISTAT, viene pubblicato un rapporto aggiornato: i dati raccolti permettono di comprendere meglio l’Italia e il suo mutare nel tempo e costituiscono un valido strumento di programmazione economica. Già nel 2013 è nato il progetto UrBES con l’obiettivo di applicare alle città metropolitane gli indicatori del BES per costruire un sistema di misurazione del progresso del territorio finalizzato a disegnare la mappa della qualità della vita nelle realtà urbane. L’ISTAT pubblica, dunque, i rapporti BES dei territori e BES delle province con l’obiettivo di fornire misure statistiche ulteriori in una prospettiva di analisi territoriale, con riferimento alle funzioni degli Enti Locali.

Figura 4 Sintesi del processo deliberativo relativo al primo rapporto BES (Fonte ISTAT)

Con l’approvazione della legge n. 163/2016 di riforma del bilancio dello Stato è stato operato il primo riconoscimento normativo degli indicatori BES, prevedendone l’inserimento nel ciclo di predisposizione dei documenti di programmazione economica del Governo. Per un set ridotto di indicatori è previsto un allegato del Documento di economia e finanza che riporti un’analisi dell’andamento recente e una valutazione dell’impatto delle politiche proposte. Inoltre, a febbraio di ciascun anno vengono presentati al Parlamento il monitoraggio degli indicatori e gli esiti della valutazione di impatto delle policy.

 

Ernesta De Masi

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