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il banchetto di Erode

Giovanni Battista è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù perché gli rese testimonianza quando era ancora in vita. Giovanni, che in ebraico significa: “Dio è propizio”, nacque ad Ain Karim a sette km da Gerusalemme, dove esistono due santuari del VI secolo dedicati alla Visitazione a alla Natività. San Giovanni Battista è celebrato dalla Chiesa cattolica il 24 giugno, giorno in cui si ricorda la sua nascita, e commemorato il 29 agosto per la sua decapitazione. Il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli, non c’è pala d’altare o quadro di santi, da solo o intorno al trono della Vergine Maria, in cui non sia presente San Giovanni Battista, rivestito di solito con una pelle d’animale e con in mano un bastone che termina a forma di croce. Una delle rappresentazioni di San Giovanni Battista è una straordinaria formella in bronzo raffigurante il banchetto di Erode opera di Donatello. Tra il 1423 e il 1427 è chiamato a collaborare, insieme a Ghiberti, a Jacopo della Quercia e ad altri alla realizzazione del fonte battesimale del Battistero di Siena dedicato alla vita di San Giovanni Battista. Donatello realizza la formella raffigurante il banchetto di Erode, successivamente decorata dall’orafo e scultore Giovanni di Turino. La formella mostra tre momenti del banchetto narrato dai Vangeli di Matteo e Marco. Secondo il testo biblico Erode Antipa, tetrarca della Giudea, conviveva con Erodiade, moglie del proprio fratellastro, suscitando scandalo. Rimproverato per questo adulterio da Giovanni Battista, lo fece rinchiudere in carcere su istigazione dell’amante. Più tardi durante il banchetto, venne conquistato dalla danza di Salomè, la giovane e bella figlia di Erodiade, e le promise in premio tutto ciò che avesse desiderato. Salomè allora, istigata dalla madre, chiese la testa del Battista. Erode, benchè contrario perché sentiva la verità nelle parole di Giovanni, ordinò che fosse consegnata, cosa che avvenne durante il banchetto assieme alle sue commensali. Donatello pone ogni cura sia nella rappresentazione prospettica, sia nella composizione dei personaggi. La scena mostra in primo piano, a sinistra un servo inginocchiato che offre a Erode la testa tagliata di San Giovanni Battista.  Il vecchio sovrano, che pur ne aveva comandato la decapitazione, è rappresentato da Donatello nell’atto di ritrarsi, con le palme delle mani aperte, in un gesto quasi di orrore di fronte a quella terribile vista. Il racconto, così, assume aspetti di drammatico realismo e l’allegro banchetto sfociato in turpe delitto diventa un atto di accusa che Donatello lancia con crudeltà e l’insensatezza degli uomini. Anche gli altri partecipanti al banchetto si ritraggono (uno coprendosi il volto con la mano destra), agghiaccianti dalla crudele esecuzione di quell’innocente e, in tal modo, viene a crearsi un vuoto proprio  centro della composizione. Questo artificio compositivo, insieme alla fuga prospettica del pavimento e degli oggetti posti sulla tavola imbandita, crea un senso di profondità e di realismo mai visti primi in un basso rilievo. Il geometrico succedersi degli archi dello sfondo, grazie all’uso di un rilievo progressivamente sempre più schiacciato e all’impiego di un secondo e più elevato punto di fuga prospettico, contribuisce a dare ulteriore profondità all’intera scena.  Al di là degli archi, del resto, si sta svolgendo un’altra fase della narrazione, con il servitore che, in un momento precedente, mostra la testa del Battista anche a Erodiade e a una sua ancella. Con tale invenzione Donatello definisce con la lontananza nello spazio quello che è anche lontano nel tempo (cioè avvenuto prima) e, viceversa, vicino nello spazio (in primo piano) ciò che è vicino nel tempo (quindi avvenuto dopo). Questo nuovo modo di scandire la narrazione, rappresentando tempi diversi all’interno della medesima scena, sostituisce, di fatto, il ciclo narrativo medioevale, nel quale, al contrario, a ogni avvenimento successivo corrispondeva una scena diversa.

 

Mariaconsiglia Di Concilio

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Una risposta

  1. Clara Rania ha detto:

    Donatello è stato capace di rappresentare il tempo con la maestria che solo un grande è in grado di raccontare con l’immagine.

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