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L’archeologia preistorica

Esistono diversi tipi di archeologie, alcune di queste fanno riferimento ai periodi cronologici, come archeologia preistorica, archeologia medievale, quindi che si muovono e si attivano su vari livelli di dimensioni; altre invece, fanno riferimento ai segmenti culturali e etnografici, come l’archeologia del vicino oriente o l’etruscologia; e altre ancora che fanno riferimento alle teorie o ai metodi con la quale si applica l’archeologia, come archeologia urbana o archeologia contestuale.

Nello specifico questa volta voglio soffermarmi su quella che viene definita: Archeologia Preistorica.

Thomesen voleva mettere in ordine cronologico i manufatti per la realizzazione del museo di Copenaghen e mette in sistema una serie di riflessioni che erano già state fatte e articola la preistoria, cioè quella storia scritta attraverso gli oggetti poiché è la fase in cui non c’è scrittura.

Attraverso l’elemento del singolo manufatto Thomsen articolò le tre età: età della pietra, bronzo e ferro.

Segue a Thomesen, John Lubbock che teorizzò un ulteriore suddivisione della preistoria, ovvero il paleolitico e il neolitico.

Riuscì a comprendere che c’era un’evoluzione nel modo in cui le pietre erano sbozzate e prodotte. Il primo periodo, era caratterizzato dalla lavorazione a scheggiature della pietra e dall’assenza di metalli e ceramica. Il neolitico, è il periodo in cui l’uomo affina le proprie capacità grazie all’addomesticazione dei cani. A questo periodo risalgono i primi villaggi che si accompagnano alle prime forme di agricoltura e di allevamento ed è una fase in cui configura come un periodo in cui comincia l’uomo ad articolare con più materiali, come le lavorazioni delle pelli, per la produzione di manufatti.

Successivamente viene introdotto il mesolitico, che vuol dire età di mezzo, viene introdotto per la prima volta da H.Westropp. Il mesolitico è un’età di transizione tra paleolitico e neolitico; il monumento più importante di questa fase è Stone Age. È una fase nella quale l’uomo comincia ad avere dei rapporti diretti con l’ambiente e comincia a pensare alla produzione di oggetti per la sopravvivenza che vanno al di là della pietra, quindi vengono prodotte archi e ceste fatte con fibre vegetali. Westropp propone questo modello del mesolitio da M.Reboux nel 1873 e da O.Torell l’anno successivo e osserva come l’uomo nel mesolitico ha un’evoluzione che si percepisce dai suoi comportamenti, ad esempio  ha necessita di spazi comunitari nel quale svolgersi attività di tipo religioso, come l’attitudine verso l’ultraterreno.

Da questo punto la preistoria ha necessità di essere trascritta e interpretata dai segni materiali. In qualche modo Leroi-Gourhan, materialista spinto verso la preistoria e antropologo, si rende conto che la preistoria è una delle fasi in cui la storia si riesce a scrivere attraverso l’osservazione diretta degli oggetti, perché è la fase in cui non c’è scrittura. Ipotizzò la teoria della comprensione per quanto riguarda l’uso degli oggetti che leggeva che è quella della catena operativa, che consiste come in ogni oggetto lo studioso ne ricercava la nascita, l’uso.

L’altro aspetto che Gourhan cerca di capire è che oltre agli oggetti a partire dal mesolitico i gruppi umani si esprimono attraverso le pitture rupestri, ovvero immagini spesso riprodotte su pareti di caverne su cui esprimono la propria identità e riflettere i propri valori.  A questo punto Childe, che è considerato il padre della paleo-etnologia, cioè che ha a che fare con l’identità dell’etnologica del passato, si era posto problemi sull’identità dei popoli indo-europei andando sul campo ad osservare i rinvenimenti materiali.

Tutti questi studiosi, nel corso del tempo, hanno cercato di dare una definizione, in maniera più oggettiva possibile di quella che noi comunemente oggi definiamo Archeologia Preistorica.

Martina Pico

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