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Santa Caterina a Formiello, un’opera da scoprire

“Napule è mille culure, Napule è mille paure…”. Così cantava Pino Daniele nella sua canzone “Napule è”. La canzone parla di Napoli delle sue bellezze e contraddizioni. Da un lato è una città contaminata di mille colori, contornata dal mare e dai sui vicoli particolari. Dall’altra parte lo stesso artista ammette che Napoli è una città difficile.
I mille colori stanno ad indicare le varie sfaccettature della città, Napoli è una realtà viva ed accesa grazie ai sapori tipici come la pizza e ai colori dei diversi vicoli brulicanti di persone.
C’è moltissimo da vedere a Napoli oltre alle sue zone più famose: luoghi come il duomo, La cappella di Sansevero, Maschio Angioino sono dei veri e propri gioielli e must da visitare quando si arriva in città ma ci sono anche tanti luoghi da scoprire.
Infatti camminando per la città ti puoi trovare in vicoli, strade strette, dove sono incastonate nei muri Statue di Madonne, di Santi, o di uomini valorosi insomma vere opere d’arte da scoprire.
Oggi vi porto alla scoperta di una perla di Napoli che ho avuto modo di visitare è la Chiesa di Santa Caterina a Formiello.

Santa Caterina a Formiello è una delle chiese di Napoli entrate a far parte della città vera e propria, oltre il muro di cinta, nel XV secolo, ed è anche stata riconosciuta importante chiesa napoletana dell’età del Rinascimento, sorta nell’area di piazzetta San Francesco a Porta Capuana, ultimo varco a sud da e per il Borgo Sant’Antonio Abate, ma importante anche e soprattutto per la presenza sul posto della chiesa chiusa di Sant’Onofrio alla Vicaria e Castel Capuano.

La chiesa è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, ed è detta a Formiello, poiché si trova in prossimità di uno scomparso pozzo dal quale si poteva accedere ai cosiddetti, Formali, cioé gli antichi acquedotti della città a sua volta collegati alle bolle sommerse e disperse lungo il tracciato aragonese di Spaccanapoli.

A partire dal 1451 è appartenuta ai frati dell’Ordine dei Celestini sui territori messi a censo dalle famiglie Zurlo ed Aprano, poi finita nelle mani dei Domenicani, come si evince dalla testimonianza artistica del pavimento della sacrestia dove lo stemma dell’Ordine è intagliato tra i riccioli, girali e pavoni.

Di stampo rinascimentale, si tratta di una delle chiese dalle forme architettoniche più interessanti della città. L’interno è a croce latina ad una navata, coperta a botte e su cui si aprono le cappelle. Queste sono cinque per lato con copertura anch’esse a botte e a base pressoché quadrata, in tal modo il transetto non sporge dal perimetro perfettamente rettangolare della chiesa. L’abside infine è ampia, quadrata e anch’essa coperta da una volta a botte.
1. Navata
2. Cappella Tocco
3. Cappella dei domenicani
4. Cappella de Sylva
5. Cappella dei Martiri d’Otranto
6. Cappella di Santa Caterina d’Alessandria
7. Cappellone di San Domenico
8. Abside
9. Cappellone del Rosario
10. Presbiterio (cappella Spinelli) e cupola
11. Cappella di San Vincenzo Ferrer e san PioV
12. Cappella Acciapaccia (o Tomacelli)
13. Cappella della Pentecoste
14.Cappella de Castellis
15. Cappella di San Giacinto.

 

 

Nella quarta cappella a sinistra sono conservate le reliquie dei Santi Martiri di Otranto, trucidati dai Turchi nel 1480 nel loro assedio alla città pugliese, e ricondotti in patria da Alfonso II d’Aragona e successivamente traslati in Santa Caterina a Formiello.

Il pavimento marmoreo, su cui sono incastonate lastre sepolcrali cinquecentesche, risale alla metà del Seicento ed è opera di Francesco Antonio Gandolfi, che si occupò di realizzare nello stesso periodo anche il pulpito monumentale. Al centro della chiesa si apre sul pavimento un accesso alla cripta delle consorelle del Santissimo Rosario; l’apertura avviene in corrispondenza di una lapide che si trova al centro della navata principale, dove sono raffigurate in stiacciato quattro donne in preghiera con il rosario tra le mani. Scesi nella cripta si possono ancora riconoscere i resti di due scheletri di donne che stringono un rosario tra le mani, una delle quali è posta ai piedi di un altare sormontato da un affresco della Madonna del Rosario.
La controfacciata presenta l’affresco del Martirio di santa Caterina di Luigi Garzi e sempre dello stesso autore è l’affresco con le Nozze mistiche di santa Caterina d’Alessandria che decora la volta della navata; entrambe le opere sono databili al 1695 circa. All’altezza della crociera si eleva la notevole cupola, slanciata su un alto tamburo, con all’esterno lesene corinzie in piperno e il fondo di colore bianco. La stessa vede nei peducci gli affreschi del 1698 della Fede, Castità, Penitenza e Mansuetudine ancora del Garzi mentre al centro fu compiuta nel 1712 da Paolo De Matteis la scena della Madonna, santa Caterina e i patroni di Napoli che implorano la Trinità a favore della città.
L’abside ospita preziosi stalli lignei del 1566, opera del celebre maestro lombardo Benvenuto Tortelli, ed è infine affrescato nella volta da Guglielmo Borremans con il Trionfo di Giuditta, mentre alle pareti laterali sono affrescate in due grandi scene un Miracolo di San Domenico e il Mosè fa scaturire le acque, entrambi di Nicola Maria Rossi.

Mariaconsiglia Di Concilio

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