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Nerone, il megalomane

Proseguiamo nel nostro percorso inerente alla Storia Romana per curiosare su qualche imperatore e sulle caratteristiche, positive e negative, che hanno influito nel periodo del suo regime.

L’ultima volta ci siamo soffermati ad analizzare la figura di Caligola. Oggi, invece, tratteremo un imperatore che non può non essere conosciuto: parliamo, ovviamente, di Nerone. Quest’ultimo, princeps di pessima fame esattamente come Caligola, giunse al potere all’età di soli diciassette anni e si lasciò guidare dalla madre, Agrippina Minore, e dai suoi due maestri, Lucio Anneo Seneca, e il pretorio Sesto Afranio Burro, i quali governarono al suo posto per alcuni anni, attuando una politica moderata.

Con il trascorrere del tempo la situazione peggiorò e Nerone disconobbe Seneca, non conformandosi più nella sua ideologia. Il regime, dunque, divenne una vera e propria monarchia repressiva e una delle prime vittime del princeps fu il fratellastro Britannico per poi arrivare persino all’uccisione della madre. I vecchi collaboratori dello Stato furono allontanati e il regime sosteneva spese colossali per il lusso della corte, accontentando masse di plebei urbani con distribuzioni alimentari e spettacoli circensi.

Nel 64 d.C scoppiò il primo dei due famosi incendi di Roma:secondo alcuni l’incendio fu causato proprio dallo stesso Nerone per poter edificare la sua residenza, ma il governo imperiale, per ragion di logica, attribuì la responsabilità ai cristiani e tra le vittime vi furono gli apostoli Pietro e Paolo.

Cominciarono ad essere ordite le prime congiure contro il princeps ma vennero  sventate tutte e proprio il filosofo Seneca fu costretto al suicidio. Il tipo di monarchia che Nerone instaurò fu di stampo ellenistico ma la cosa più scandalosa era l’amore spropositato che nutriva per le arti. Egli, un vero e proprio megalomane, si cimentava nella composizione di opere letterarie, partecipando, inoltre, alle competizioni artistiche greche, pretendendo dal pubblico un’ammirazione divina. Attuò una riforma monetaria diminuendo il peso d’oro e d’argento delle monete. In politica estera, invece, cercò di mantenere la pace ma con scarsi risultati in alcune regioni dell’impero:la prima a ribellarsi, infatti, fu la Giudea per poi passare alla Gallia. Il definitivo declino di Nerone fu sancito quando il governatore della Spagna, Galba, mosse nel 68 d.C verso Roma.

Il senato dichiarò nemico pubblico Nerone e, a quel punto, egli decise di morire di propria mano, esclamando una frase particolarmente emblematica, testimonianza della sua incrontrollata pazzia:”QUALE ARTISTA MUORE CON ME!”.

RAFFAELE PIO MARRONE.

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