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La Cappella e il culto di Sant’Elia a Cicerale – di Maria Rosa Valente

In  un’epoca in cui l’essere umano con le sue attività  è riuscito a incidere profondamente sui processi ecologici globali  e i cambiamenti climatici  ne sono un tragico esempio, per non parlare delle guerre fratricide in atto nel Pianeta, c’è l’impellente necessità per ogni singolo membro del genere umano di ritornare a una scala di valori che  dia la bussola. Ho trovato molto interessante, in tal senso, il lavoro della professoressa Maria Rosa Valente la quale ha raccolto in una sintesi molto esaustiva nel suo  libretto intitolato “ La Cappella e il culto di sant’Elia a Cicerale”  la storia devozionale e cultuale in questo borgo  cilentano dalle spiccate  caratteristiche naturali  e paesaggistiche, oltre che terra del famoso “cece di Cicerale”. La Cappella del Santo come memoria storica e affettiva  dell’ Autrice; i  processi evolutivi attraverso il tempo della piccola costruzione religiosa, descritti in modo accurato e minuzioso, sono il segno di una radice profonda, di un attaccamento viscerale alla propria terra. Non mancano nel testo riferimenti all’importanza del culto mariano, alla figura femminile, madre e protettrice , di grande rilevanza nella cultura del Meridione, da cui scaturisce una  doverosa riflessione sul presente. Nel periodo storico preso in esame  la Chiesa è ricettizia e il credo religioso è forte  appartenenza alla comunità sociale del luogo : il rapporto tra l’ umano e il divino trascende il limite possibile del reale, rasenta il tono confidenziale. Proseguendo nel flusso incessante della lettura, lo spirito di insegnante ed educatrice della scrittrice emerge proficuo,  e il messaggio che si coglie è un auspicio affinché le giovani generazioni siano educate alla conoscenza e alla tutela  del luogo natio, nonché alla prosecuzione dei grandi valori che sono il contenuto più intenso che questi antichi villaggi di appartenenza possiedono.  Il Profeta Elia, santo taumaturgo ,  incitava il popolo alla “ fedeltà all’unico vero Dio”, protettore contro i fulmini e i temporali. Patrono degli aviatori e della pioggia, invocato  nelle processioni rituali dei tanti paesi cilentani in periodi di malattia o siccità, apportava fecondità al terreno.  E l’acqua arrivava, e dissetava il terreno, bramoso.  Seguendo  le antiche tradizioni sacrali dei nostri avi , nasce  spontanea da parte della scrivente  l’ implorazione, attualissima,  alla “benefica pioggia” che scenda lì dove necessita e nutra, non distrugga la Terra, ponendo in parte  rimedio ai disastri originati dall’uomo.

 

 

Antonella Giuliano

 

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