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Donne abusanti


Da sempre gli abusi vengono associati al genere maschile perché la nostra società ha una visione della donna legata all’accudimento, all’amore materno e viene definita come “sesso debole”. Queste credenze sono influenzate anche dalle differenze anatomiche tra i due sessi. Studiando questo argomento ne sono rimasta molto colpita, anche perché poco affrontato.

Raramente si sente parlare di donne abusanti nei casi di cronaca, ne scarseggia anche la letteratura e questo avviene perché chi subisce abusi dal sesso femminile in primis non viene creduto, soprattutto se la vittima è un uomo. Infatti questi ultimi denunciano molto meno rispetto alla vittime donne.

L’inquietante tema del maltrattamento e degli abusi sessuali nei confronti di bambini è emerso con particolare insistenza in questi ultimi anni. Ma innanzitutto cosa si intende per abuso/maltrattamento? Secondo la definizione adottata dal Consiglio d’Europa, per abuso all’infanzia si intendono: “gli atti e le carenze che turbano gravemente il minore, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino” (IV Seminario Criminologico – Strasburgo, 1978). Qualsiasi forma di violenza, ma in particolare quella sessuale, costituisce sempre un attacco destabilizzante alla personalità in formazione di un minore e al suo percorso evolutivo, provocando gravi conseguenze a breve, medio e lungo termine sul processo di crescita, specie se l’esperienza assume un carattere traumatico. Le “ female sex offender ” hanno come elemento in comune un’esperienza traumatica infantile. Tuttavia ogni donna abusante mette in atto comportamenti individuali e bisogni specifici da soddisfare. Vengono spinte dal desiderio di gestire il potere e il controllo, ricercare una sensazione di dominio dopo essere state loro stesse vittimizzate. Le vittime diventano fonte di gratificazione sessuale, in quanto le donne abusanti sono state bloccate o inibite nello sviluppo psicosessuale e ciò impedisce loro di soddisfare le proprie esigenze di affetto, vicinanza e agiti sessuali con partner adulti. Talvolta percepiscono in maniera distorta il desiderio di affetto del minore e lo decodificano come interesse sessuale.

Le donne che abusano con i propri partner mettono in atto tale modalità per evitare che il partner abbia comportamenti violenti su di loro; altre invece lo fanno mosse dal desiderio di compiacere il partner per paura di essere abbandonate. E’ luogo comune attribuire all’autore di abusi sessuali malattie mentali, perché non si riesce ad immaginare una spiegazione diversa sulla motivazione di tale gesto. Ma da studi e ricerche che hanno analizzato nel dettaglio la storia psichiatrica di soggetti abusanti femminili è emerso che questi potrebbero vivere una varietà di problemi che comprendono: depressione, immaginazione suicida, dipendenza da alcool e/o droga e bassa autostima. Inoltre è stato verificato che, comunemente, al momento del crimine non erano presenti alcool o sostanze nei soggetti abusanti. Questo dato suggerisce che le donne sono spinte ad abusare sessualmente su un minore anche per altre motivazioni, oltre a disinibizione e impulsività.

Gli studi presenti in letteratura, individuano tra i fattori di rischio di reato sessuale per la donna, un passato caratterizzato da abusi e violenze intra-familiari. I bambini vittime di abuso sessuale da parte di soggetti di sesso femminile, sono sopraffatti da sentimenti conflittuali e contrastanti diretti alla figura dell’aggressore. Sono tipici, ad esempio, sentimenti di auto-accusa: credono di aver fatto qualcosa di talmente sbagliato al punto di aver portato la madre a commettere tale atto. In adolescenza, le vittime di abuso tendono a scappare da casa, mentre in età adulta vi è un’alta probabilità di sviluppare disturbi legati all’identità (hanno difficoltà a comprendere che sono molto diversi/e dal loro aggressore), difficoltà a stabilire delle relazioni interpersonali significative e paura di toccare i propri figli. Anche se questo è un tema delicato quanto scabroso, purtroppo fa parte della nostra realtà.

Roberta Di Tommaso

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