I paesi del contemporaneo: dove abita oggi l’Arte?
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Accessi contingentati, spazi delimitati, distanze non più accorciate ci hanno fatto riscoprire la “street”. Da un “ora più che mai” la strada è diventata luogo d’incontro, momento di evasione, viale degli sguardi all’aperto o “ en plein air”, come ci ricordano “Alcuni Francesi” che di svariate impressioni se ne intendevano e se ne facevano cogliere. Noi contemporanei di questo tempo epocale, di impressioni ne abbiamo avute e ne avremo ancora, tante da accorgerci che se una nota di colore ci fa fermare per strada, rendiamo grazie allo sconosciuto o al celebre artista, anche al femminile s’intende, che l’ha impressa su un comune muro, di una comune strada di un paese a tratti sperduto nell’immensità della provincia.
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Le imbrattature, come in passato qualcuno aveva definito e con cui aveva spinto gli artisti a dipingere o spruzzare di nascosto sulle pareti pubbliche, animati dal fascino del proibito e della ribellione, ormai gridano, per la fortuna di tutti, alla libertà. Dalle città ai paesi, i Murales rompono gli spazi canonici dei luoghi – contenitore, seminano gioia, meraviglia o disappunto passo dopo passo, ci parlano della riscoperta dei ritmi lenti della vita con quegli odori ed echi che riportano la mente al passato.
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Ebbene, in questi luoghi abita diversamente il contemporaneo! A seguire i fili delle radici, di triangoli di colori e racconti per immagine se ne scovano di entusiasmanti, imbattendosi nell’arte di strada che, senza nulla togliere alla Street Art per antonomasia alla Banksy o alla Keith Haring, in alcune meravigliose terre del nostro Sud è diventata la salvatrice della “paesologia”, rubando un termine arminiano e che ci fa tornare alle origini.
Piano Vetrale, Vairano e Satriano … Cilentano, Casertano e Lucano. Musei all’aria aperta: non ci sono vestigia, opere di alta quotazione o firme autenticate ma fazzoletti dalle tinte fantasiose, guizzi di estrosità, racconti popolari, occhi di giovani e anziani, campi di grano, migranti che partono, tornano e sognano di andare, donne, dee e spose e poi giù per le vie o affacciati in qualche piazzetta bambini sui cavalli in risalite magiche, giullari fantastici immersi nel Pensatoio o naviganti in rotte lontane sulla nave del futuro, la musica e i tamburi, la natura e le stelle e più a sud, dentro la terra dei calanchi, pioggia di edera saluta la siesta di un “vecchio”, gli spiriti peperoncinosi incorniciano la camminata e vagano con un odore rosso di ardore, il grano riscalda di giallo, un tepore antico che sorprende tutti giù alla fontana. Ce ne sarebbero tanti di dipinti murali da descrivere e citare nel viaggio di questi borghi dello stupore, ma è più avvincente di qualsiasi citazione il mettersi le scarpe, chiudere la porta, salire in auto e andare “lontano…”
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Tre paesi d’arte, tre fratelli o tre sorelle queste terre accomunate dal filo dello spopolamento, non c’è colpa per chi lascia e se ne va, la nostalgia non paga, ma può proteggere insieme a chi resta e allora la riscoperta si fa più ricca ed emozionante, la strada racconta e conserva e per chi si pone la domanda “dove abita il contemporaneo?” oggi una delle risposte può essere su qualche parete di mura periferiche, consumate dal tempo e intrise da voci e cuori battenti di abitanti, artigiani e contadini che nel loro movimento immobile incontrano e fissano gli occhi e gli orizzonti di visitatori curiosi, attenti oppure occasionali, come noi capaci di valorizzare con lo sguardo vivo pietre di paesi dai giorni lenti a cui un artista di strada ha reso omaggio e dignità. Anche questo è arte contemporanea.
Milena Acconcia.
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