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Galla Placidia: l’ultima principessa romana


Nella storia esistono figure di donne di alta caratura, che non si posero alcun problema di rivaleggiare con gli uomini, collaborando per raggiungere importanti traguardi nella difesa dei principi e dei valori eterni a vantaggio del vero bene comune. Fra di loro l’imperatrice Galla Placidia.

Elia Galla Placidia (Costantinopoli 388/392 – Roma, 27 novembre 450), figlia dell’imperatore Teodosio I e della sua seconda moglie Galla. Galla seguì il padre Teodosio I in Occidente con il fratello Onorio. Quando il padre morì nel 395 l’impero romano venne diviso in Oriente (governato dal fratello Arcadio) e Occidente (governato da Onorio).

Nel 410 Roma venne saccheggiata dai Visigoti e Galla Placidia venne presa in ostaggio dal re Alarico. Morto re Alarico, Galla divenne nel 414 la moglie di Ataulfo e così regina dei Visigoti. Il matrimonio con re Ataulfo e la nascita del loro figlio Teodosio rientrarono in una politica di avvicinamento tra barbari e Romani, ma la morte del bambino e quella del sovrano posero fine a questa possibilità.

Galla, tornata in Italia, sposò l’imperatore Costanzo III, ottimo generale e collega di suo fratello, l’Augusto Onorio, ma la morte del consorte fu seguita da un rapido degrado dei rapporti con l’imperatore e Galla dovette rifugiarsi con i due figli a Costantinopoli, alla corte del nipote Teodosio II. A seguito della morte di Onorio, in Occidente salì al trono un usurpatore; con l’aiuto dell’esercito orientale, Galla tornò in Occidente depose l’usurpatore e pose sul trono il giovanissimo figlio Valentiniano III, per il quale fu reggente.

Galla resse il governo dell’Impero occidentale in un momento particolarmente delicato. Si dimostrò una donna forte di fronte alle avversità di ogni genere che il destino le riservò.
Galla Placidia morì a Roma nel 450. Della sua vita si ricordano anche la fede cattolica fervente e intransigente, non disposta ad alcun compromesso con l’eresia ariana e con il paganesimo.

Galla Placidia fu una grande committente artistica, particolarmente attiva nell’edificazione delle chiese.


A Ravenna, nel 426, fece edificare la chiesa di San Giovanni Evangelista. L’erezione della chiesa aveva lo scopo di sciogliere il voto che Galla fece durante la traversata marittima che l’aveva portata in Occidente, durante la quale aveva rischiato la vita a causa di una tempesta. La vicenda era ricordata nella perduta decorazione musiva dell’arco trionfale, in cui il particolare è riportato in una miniatura del Tractatus Aedificationes et Constructionis Ecclesiae Sancti Johannis Evangelistae de Ravenna, del XV secolo.

Galla Placida si fece costruire un mausoleo, a Ravenna, intorno al 425-450; tuttavia non fu mai utilizzato in tal senso in quanto l’imperatrice, morta a Roma nel 450, probabilmente fu sepolta nell’antica Basilica di San Pietro. Un’altra teoria, forse una leggenda, vuole che la salma imbalsamata di Galla sia stata riportata a Ravenna e collocata nel Mausoleo dove si poteva osservare finché,nel 1577, un visitatore, avvicinando la candela alle vesti dell’imperatrice, mandò a fuoco tutto.
Oggi appare come un edificio a sé mentre in origine doveva collegarsi al lato meridionale del nartece della Chiesa di Santa Croce, realizzata sempre da Galla nel secondo quarto del V secolo.

Esternamente è molto semplice e modesto, nulla in confronto alla ricchezza della decorazione musiva interna, resa ancora più splendente dalla luce dorata che filtra attraverso le finestre di alabastro.

All’interno, il mausoleo custodisce tre imponenti tombe in marmo, di cui la più antica (di epoca antico-romana) si trova al centro della croce mentre le altre due -ciascuna in uno dei bracci- risalgono al IV e V secolo dopo Cristo. Le decorazioni sono spettacolari e tutte realizzate a mosaico con tessere colorate e dorate. Subito all’ingresso, in alto, colpisce la figura di Cristo Buon Pastore e, poco più in là, quella di San Lorenzo che subisce il martirio sulla griglia rovente. Questa figura è sicuramente più moderna di quelle intorno alla cupola, in quanto regge nelle mani i Quattro Vangeli (non ancora conosciuti ai tempi di Galla Placidia). La cupola è decorata con una grande croce dorata su sfondo blu e circondata da quattro coppie di apostoli nelle lunette e da quattro simboli cristiani (tratti dal libro di Ezechiele e dell’Apocalisse) nei pennacchi. L’idea era creare un luogo di riposo sacro e incantevole e, in effetti, il cielo stellato che accoglie i visitatori è mozzafiato. Inoltre l’apparato musivo rappresenta le fasi dell’antica liturgia funebre cristiana: la domanda di purificazione, la processione, la purificazione dal peccato, la via del Vangelo, la deposizione del corpo e l’accoglienza dell’anima in Paradiso.


Alojz Gradnik, uno tra i più celebri poeti sloveni del XX secolo e grande traduttore, dedicò una poesia struggente che fu pubblicata nel 1944, all’interno di una sua raccolta.
Galla Placidia, questo il titolo della poesia nell’edizione originale in lingua slovena, è una lirica delicata, che fissa lo sguardo su quella meravigliosa cupola nella quale splendono innumerevoli stelle dorate che fanno corona alla croce luminosa di Cristo e ai quattro esseri viventi dell’Apocalisse:

«È questa la dimora della morte? Son mura di un sepolcro, o sono sogni? O le volte del cielo qui congiunsero le arcate d’oro delle loro stelle? È qui l’alba, e il bagliore vespertino, la notte quieta, calma, luminosa: mentre vieppiù s’ottenebra la terra e luce dopo luce in cuor s’estingue. Questa tua tomba fulgida di stelle, questo tetto, splendente su te, dice: se anche si spegneranno le stelle, e su di noi morrà l’ultima stella anche se il cielo vestirà a gramaglie, qui splenderanno ancora le tue stelle, qui ancora raggerà il tuo cuor beato. Oh, potesse anche il mio qui riposare!»

Galla Placidia, l’ultima principessa romana, ebbe una vita molto avventurosa, che favorì la creazione di un alone di leggenda attorno alla sua figura in età medioevale. Nel corso dei secoli il personaggio di Galla Placidia ha colpito fortemente l’attenzione di studiosi e semplici appassionati: le sono stati dedicati, infatti, romanzi, biografie, opere teatrali.

Mariaconsiglia Di Concilio

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