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In onore di San Matteo

Nella giornata del 21 settembre, dedicata al Protettore di Salerno, onoriamo il nostro Santo proponendo, con un breve commento, le immagini di tre straordinarie opere del Caravaggio, che costituiscono un ciclo pittorico a lui dedicato. I dipinti possono ammirarsi nella cappella privata Cottarelli di San Luigi dei Francesi a Roma. La cappella in questione è l’ultima nella navata di sinistra. Sull’altare vi è “San Matteo e l’Angelo”; sul lato destro “Il martirio di San Matteo”e su quello sinistro “La vocazione di San Matteo” (veduta d’insieme: figura 1). Sulle modalità e caratteristiche dell’incarico, affidato al Maestro nel 1599, in vista dell’Anno Santo del 1600, si fa rinvio alle esaurienti descrizioni, facilmente reperibili in rete. Si è detto che la pala centrale raffigura San Matteo con l’Angelo. Per disposizioni testamentarie del Cardinale Cottarelli, la pala sarebbe dovuta essere “alta palmi 17 e larga palmi 14 con San Matteo in sedia con un libro o, volume, come meglio parerà, nel quale mostri o di scrivere o voler scrivere il vangelio et a canto

veduta d’insieme: figura 1

a lui l’angelo in piedi maggior del naturale in atto che paia di ragionare o in altra attitudine”. La prima versione di quel lavoro suscitò tuttavia forti polemiche. Infatti, San Matteo era stato rappresentato come un anziano popolano, a gambe nude e in una posa naturalistica, non conforme alle aspettative della committenza. Anche l’angelo aveva le sembianze di un ragazzo di strada (figura 2, in una colorazione intuitiva, successiva alla rovinosa distruzione del dipinto).

figura 2, in una colorazione intuitiva, successiva alla rovinosa distruzione del dipinto

Per questa irriverente rappresentazione, detta versione fu scartata. Tra l’altro, la sfortuna si accanì su quel quadro. Collocato sin dal 1815 nei Musei di Berlino, verso la fine della seconda guerra mondiale finì distrutto nell’incendio del Museo medesimo. Il Merisi dovette quindi realizzare, in modo più rigoroso e dottrinale, un dipinto solenne, rispondente ai principi della Controriforma.  L’Evangelista è seduto allo scrittoio mentre l’angelo scende dal cielo per ispirare la sacra narrazione. Il Santo volge la testa verso l’alto e, imbevuta la penna nel calamaio, ascolta le indicazioni del messo celeste

figura 3

(figura 3).

figura 4

La parete di destra è occupata da “Il martirio di san Matteo” (figura 4).  E’ una descrizione drammatica, che si concentra nell’istante in cui il sicario trafigge l’Apostolo in chiesa. Il protagonista è già anziano e crolla per terra, con la ferita al petto che sanguina. Tra le tante figure dai volti stravolti, si possono riconoscere a sinistra, due “bravi”, elementi tipici dei dipinti dell’epoca. Spicca la presenza dell’angelo che, dall’alto, tenta di porgere al Santo la palma del martirio.  In un angolo, la seminascosta presenza del pittore, spettatore e testimone stupefatto della violenza del mondo

particolare figura 5

(particolare; figura 5).  In quel clima tetro, la luce svolge un ruolo essenziale, irradiando i due personaggi principali al centro della scena. Nel caos, un fanciullo, forse un chierichetto, a destra, fugge terrorizzato. E veniamo all’ultima pala, la nota “Vocazione di San Matteo”, sulla quale ci siamo soffermati l’anno scorso, sempre in ricorrenza del 21 settembre. La “Vocazione” racconta la chiamata di Matteo da parte di Gesù, così com’è descritta dal Vangelo: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì”.  La penna, il calamaio, il libro mastro, posti al centro del tavolo, richiamano la funzione di esattore di San Matteo. La scena si sviluppa tutta intorno in orizzontale, guidata da due movimenti significativi: il braccio disteso di Gesù (coperto da San Pietro) la cui mano indica Matteo; quel gesto è rinforzato poi da quello della mano di San Pietro, subito più in basso.  Sul tema chi fosse Matteo tra i personaggi seduti, si è dibattuto a lungo l’anno scorso su questa bacheca .  Infatti, col titolo “Scusate, chi di voi è Matteo?”, nel 2013 il prof. Salvatore Settis (allora direttore della Normale di Pisa, intellettuale poliedrico e di vaglia) aveva avanzato dubbi circa l’identificazione dell’Evangelista, individuato dai più nel gentiluomo che indica se stesso col dito (come per dire: ”Vuoi veramente me?”), in risposta al perentorio invito del Signore, che sta quasi rivolgendosi di nuovo verso la porta.  L’invito è riproposto dall’altra, più sommessa indicazione di San Pietro, visto di spalle. Pietro rappresenta la Chiesa e, quindi, contribuisce a confermare a sua volta la designazione divina. Il professor Settis argomentava che il Santo sarebbe stato, invece, il giovane assiso all’angolo, che rastrella le monete con la mano destra e con la sinistra, che appena s’intravede, tiene ben stretta la borsa del denaro. Quindi, l’uomo al centro non starebbe indicando se stesso, come atto di asseverazione e pentimento. Al contrario, starebbe osservando: “Stai dicendo proprio a lui?”.

figura 6

In effetti, il personaggio starebbe forse solo pagando le imposte al pubblicano, che esegue materialmente la contazione.  Il Prof. Settis sosteneva che: “secondo la strategia percettiva immaginata dal Caravaggio, lo sguardo dell’osservatore deve correre dall’uno all’altro degli indici puntati, esitare nell’identificazione, e poi fermarsi, come quello del Cristo, sulla figura più improbabile: Matteo è chi, immerso nel denaro, ancora non ascolta il Redentore; non è ancora l’apostolo che fa miracoli…Sordo alla voce di Gesù, fra un attimo ne verrà trasformato e balzerà in piedi per seguire il Maestro. Scegliendo questo momento sospeso, davvero Caravaggio dimostrò in questa figura il massimo del suo artificio…mostrando la potenza della grazia”. Qualunque conclusione volessimo trarre circa una visione così  controversa, resta, quella “Vocazione”, un’opera di altissimo pregio, che degnamente completa un trittico di capolavori di eccezionale bellezza. Possiamo ben dire che San Matteo trovò, nel grande maestro lombardo, un interprete degno della sua imperitura gloria di Apostolo ed Evangelista.

 

 

Enzo Barone

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