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Il Colosseo – un opera senza tempo

 

 

 

“Ecco un monumento che sarà più famoso di ogni altra opera umana”

Con queste parole Marziale descrive il Colosseo, che divenne sin dalla sua realizzazione, una vera e propria rappresentazione simbolica della città di Roma. Quale monumento italiano è più famoso nel mondo? Chi può dirlo di non conoscerlo? La sua storia, i suoi spazi, l’atmosfera e le emozioni che suscita a chiunque lo visiti sono il simbolo e l’essenza stessa di Roma e del suo glorioso passato.

L’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto con il nome di Colosseo forse anche per la colossale statua in bronzo raffigurante Nerone che si trovava nelle vicinanze, oggi ci racconta una storia ininterrotta di fascino e magnificenza iniziata quasi duemila anni fa.

Il Colosseo, che ancora oggi è l’anfiteatro più grande al mondo, fu voluto dall’imperatore Tito Flavio Vespasiano che per edificarlo scelse la zona compresa tra i colli Palatino, Esquilino e Celio, precedentemente occupata dal laghetto artificiale della Domus Area di Nerone. La sua costruzione iniziò nel 70 d.C. e terminò nell’80 d.C. sotto l’impero di Tito, il figlio di Vespasiano.

L’Anfiteatro era destinato ai combattimenti, ai giochi tra i gladiatori, alle simulazioni di caccia ad animali feroci ed esotici e alle naumachie (combattimenti navali). La struttura è composta da tre anelli concentrici in orizzontale e di quattro ordini di arcate e mura in verticale, decrescenti verso l’arena. Volte e arcate furono la soluzione per alleggerire l’immensa mole e renderla più stabile.
Per alleggerire ancora e dare maggiore stabilità ogni piano superiore era meno spesso di quello inferiore, come si nota osservando il monumento di profilo, dove ogni piano all’esterno rientra leggermente dal sottostante. La facciata esterna, alta 48,50 m., si articola in quattro ordini: tre inferiori con 80 arcate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello (attico) è una parete piena, con mezze colonne squadrate in corrispondenza dei pilastri sottostanti.  I primi tre ordini hanno sulle semicolonne capitelli dorici nel primo livello, ionici nel secondo e corinzi nel terzo. In queste arcate erano collocate 80 statue di bronzo dorato che spiccavano sul candore del travertino con un effetto a distanza di grande splendore.
Il quarto ordine è suddiviso in 80 riquadri divisi da lesene corinzie e intervallati da 40 finestrelle, tra ognuna delle quali era appeso uno scudo di bronzo dorato. Sopra le finestre c’erano tre mensole di travertino su cui erano infissi dei pali di legno per sorreggere la tenda del circo: il velarium.

Il Velarium era una gigantesca tenda formata da molti teli a spicchio che coprivano la cavea, cioè gli spalti degli spettatori, ma non l’arena centrale, in modo da riparare le persone dal sole o dalla pioggia leggera. L’esterno dei tre anelli concentrici è in travertino, con archi incorniciati dai rilievi squadrati delle lesene (colonne in rilievo). Le volte a crociera sono tra le più antiche dell’architettura romana, con corduli incrociati in laterizio da cui si ispireranno in futuro le cattedrali gotiche. Al secondo e terzo livello gli archi sono bordati da una parapetto continuo, in corrispondenza del quale le lesene presentano un dado come base. Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli dorici, ionici, corinzi e corinzi a foglie lisce. La cavea, con i gradini per i posti degli spettatori, era tutta in marmo e suddivisa con muretti in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l’aumentare dell’altezza. Il settore inferiore era riservato a senatori e famiglie ed aveva gradini più ampi e bassi. Nei sotterranei del Colosseo si svolgevano i preparativi per gli spettacoli. Al loro interno, si aprivano diverse botole da cui uomini e animali apparivano a sorpresa, sollevati da montacarichi mediante un complesso sistema di argani che, però, per la presenza di legno e corde, furono distrutti dall’incendio che nel 217 danneggiò gravemente tutto il monumento. In alcuni periodi dell’anno è possibile scendere all’interno del monumento, i cui ambienti ancora conservano le condizioni in cui si trovavano alla fine del V secolo d.C., quando furono interrati. Da allora non hanno subito alcuna manomissione dovuta a usi successivi, come avvenuto per la parte elevata dell’Anfiteatro.

Nel 438, Valentiniano III abolì i giochi gladiatori e l’anfiteatro subì un progressivo declino che nel Medioevo e nel Rinascimento lo portò a essere utilizzato come cava di materiali, impiegati anche nella costruzione della Basilica di San Pietro, come ricovero per animali e come sede per laboratori artigianali e abitazioni.

Durante il Romanticismo, il suo fascino di antica rovina attrasse letterati e artisti come Shelley, Byron, Dickens, Thomas Cole e Henry James.  Per Stendhal, invece, il Colosseo rappresentava “le più belle vestigia del popolo romano”, un luogo che “se ne avessi il potere, sarei tiranno, farei fermare il Colosseo durante i miei soggiorni a Roma”.

Periodicamente ospita esposizioni temporanee e spettacoli moderni.

Il Colosseo, insieme al Foro Romano e al Palatino, fa parte del Parco Archeologico del Colosseo.

L’anfiteatro Flavio, il Colosseo, simbolo di Roma e meta di pellegrinaggio per quasi 6 milioni di persone l’anno, è quotidianamente preda della scelleratezza di chi ignaro delle conseguenze pensa di lasciare un ricordo, mancando di rispetto ad un patrimonio Unesco.

Impariamo a rispettare l’arte e la nostra storia.

 

 

Mariaconsiglia Di Concilio

 

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